studiokmzero

mercoledì 23 gennaio 2008

Il cliente ha sempre ragione...



Ecco cosa sarebbe successo se il packaging dell'ipod fosse stato lasciato nelle mani dei designer completamente business-oriented di Microsoft...
Un video che è uscito da un bel po' di tempo, ma sempre piacevole da rivedere... sarà perché noi designer siamo ossessionati dai clienti che ci chiedono modifiche spesso visualmente inaccettabili? Certo, il cliente ha sempre ragione, ma a volte verrebbe voglia di un supereroe pronto a difendere il povero grafico dalle richieste eccessive.
E per tutti coloro che sono stufi di sentirsi dire "mi fai il logo più grande" potrebbero consigliare ai propri clienti un nuovo rivoluzionario prodotto: la Make my logo bigger cream!
E per concludere questa carrellata di videpost totalmente autorefernziali, non resta che intonare insieme il primo inno dei grafici del ghetto:Design Gangsta...

lunedì 21 gennaio 2008

Aiuto, polizia!



La nostra città è sempre di più preda del crimine grafico. Visto che neanche gli accorati appelli di BanComicSans funzionano contro l'utilizzo indegno dell'orribile font Comic Sans, non ci resta che correre subito a stamparci l'utile kit della Polizia Grafica.
(Grazie a sketchin per la segnalazione)

Concorsi di colpa



Si è di recente concluso il concorso per il logo della città di Siracusa, che ha visto vincitore il marchio del graphic designer fiorentino Gianni Sinni. Alla stesura del bando ha collaborato l'Aiap con lo scopo di assicurare trasparenza e qualità, vista la serie di scandalosi precedenti, dal marchio della Sardegna al tristemente noto caso del marchio Italia.

Il fatto che Sinni sia membro del consiglio direttivo di Aiap, così come il giurato Mario Piazza, ha scatenato sul sito di SocialDesignZine e altrove una serie di tristi polemiche e accuse di presunte irregolarità e connivenza dalle quale sentiamo di dissociarci soprattutto per il rispetto professionale e umano che proviamo verso una giuria che annoverava maestri del calibro di Piazza e Vignelli.

Casomai, vogliamo timidamente affermare che non siamo soddisfatti del livello qualitativo generale dei marchi presentati, ed anche del livello culturale del dibattito che si è svolto intorno ad essi. Sui marchi selezionati sono state sollevate critiche in senso estetico ("non mi piace") o funzionale ("non si legge") che dimostrano un inquietante appiattimento verso il basso del tono della riflessione critica sulla nostra professione.

Così, mentre negli States grafici di livello come Paula Scher e Ward Sutton commentano con arguzia i marchi dei candidati alle elezioni, evidenziando i legami profondi e fondamentali tra le intenzioni progettuali e l'effetto dei progetti sull'utenza, qui da noi si accoglie ogni scandalo mediatico, dal marchio Italia alla campagna sulla Bella Sanità, con un coro di banalità rabbioso e inconcludente, più adatto a "Le Iene" o a "Striscia la Notizia" che a una seria riflessione critica e costruttiva sulla nostra professione.

Ecco, premesso che secondo noi un bel progetto, come una bella battuta, non ha bisogno di tante spiegazioni, meriterebbe forse capire se esiste una dimensione critica più alta, più solida e vera, che vada oltre il "mi piace" e il "non si legge". Noi stiamo affrontando questo problema insieme ad un gruppo di colleghi nel campo della comunicazione fiorentina, in un prezioso momento di dialogo che sta in questo momento muovendo i primi passi sul web nel blog idfi.